Una delle più feconde novità del panorama culturale contemporaneo è lo sforzo di ricostruire una mentalità ispirata al paganesimo, come risposta alla crisi del Cristianesimo e all’insufficienza della cosiddetta cultura “laica” nel dare un orizzonte di senso alla vita.
Lo studioso francese Stéphane François ha pubblicato il saggio Les néo-paganismes et la Nouvelle Droite, che esamina il tema del neopaganesimo in relazione alla vicenda culturale della “Nuova Destra” francese che ha saputo percorrere una strada decisamente originale, una strada che è andata molto al di là degli angusti confini delle classificazioni politiche e ideologiche. Le questioni sollevate dalla Nouvelle Droite, infatti, hanno dato vita a un ampio dibattito, al punto che nel 2004 un eurodeputato socialdemocratico ha proposto di inserire nella Costituzione Europea un riferimento all’importanza fondamentale del paganesimo greco-romano. Ovviamente la richiesta non ha avuto seguito perché i poteri forti sono molto più interessati ad accattivarsi le simpatie dei monoteismi, ma la questione non è affatto peregrina se si considera che il paganesimo, nella sua accezione più vasta, è la forma del sacro più diffusa al mondo (Induismo, animismo, sciamanesimo, varie religioni orientali…).
François passa in rassegna i sodalizi culturali che hanno dato origine al pensiero della Nouvelle Droite: innanzi tutto il GRECE, Terre et Peuple, Nouvelles Synergies Européennes, gruppi che rivendicano forme di socialismo identitario e che prendono le distanze dall’egualitarismo monoteista. Poiché tali idee sono state elaborate in paesi nordici, le forme di paganesimo alle quali ci si richiama sono principalmente quelle celtiche e germaniche. Fra gli intellettuali che si sono formati in questi ambienti il più importante è indubbiamente Alain de Benoist, la cui opera ha raggiunto una tale ampiezza e diversificazione che è ormai al di fuori di qualsiasi classificazione preconcetta: de Benoist ha approfondito soprattutto i temi dell’ecologismo e dell’anticapitalismo. Altri intellettuali sono stati più legati al mondo politico militando nell’estrema destra o in movimenti regionali di liberazione etnica e hanno sostenuto posizioni che la cultura dominante giudica “razziste”.
La tesi della “Nuova Destra” è che l’Europa, sotto una superficiale vernice cristiana, in realtà è sempre stata pagana. In effetti l’eredità culturale delle religioni pagane è stata talmente ricca e persistente che il Cristianesimo ha dovuto acquisire molti elementi delle religioni antiche. Da questa constatazione si sviluppano diverse concezioni che vanno da un vivace anticristianesimo ispirato a Nietzsche, fino a interpretazioni esoteriche desunte dall’idea di “Tradizione primordiale” elaborata da Guénon.
In particolare il Cristianesimo e i monoteismi vengono criticati perché, alla prova dei fatti, hanno prodotto proprio la scissione fra sacro e profano, originando la mentalità individualista della modernità ideologica, mentre la cultura pagana è caratterizzata da un sentimento integrale del sacro che permea di sé tutte le manifestazioni della vita.
Un capitolo del libro tratta di una delle più evidenti differenze fra monoteismo e paganesimo: l’atteggiamento verso la sessualità. Infatti nel monoteismo l’idea del “peccato originale” ha una chiara simbologia sessuale e da questa concezione deriva la proverbiale diffidenza del monoteismo verso la sessualità. Nel paganesimo, invece, la sessualità non ha di per sé alcuna valenza “peccaminosa” e l’etica sessuale è presa in considerazione solo per i suoi riflessi sui rapporti interpersonali e famigliari.
Una parte del libro è dedicata agli sviluppi italiani del neopaganesimo identitario che ha trovato un originale interprete in Renato Del Ponte, animatore di una corrente culturale ispirata alla religione degli antichi Romani con evidente riferimento all’opera di Julius Evola.
Il saggio poi analizza gruppi e associazioni di ispirazione pagana nei paesi anglosassoni e in quelli slavi, nonché le notevoli affinità fra concezioni ecologiste e spiritualità pagana.
Lo studio di François, accuratamente documentato, è dotato di una ricchissima bibliografia che lo rende uno strumento insostituibile per approfondire un argomento così complesso e così ricco di potenziali sviluppi. Infatti il paganesimo, se da una parte può riemergere in forme ingenue o settarie, d’altra parte è sempre stato, attraverso lo studio della cultura classica, un punto di riferimento irrinunciabile della cultura occidentale. E del resto proprio in un mondo variegato e complesso come quello del XXI secolo, la mentalità elastica e aperta del paganesimo può rappresentare una forma di religiosità particolarmente adatta ai tempi attuali, piuttosto che quella dei monoteismi biblici che inevitabilmente tendono a irrigidirsi nel dogmatismo.
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Stéphane François, Les néo-paganismes et la Nouvelle Droite (1980-2006). Pour une autre approche, Archè, Milano 2008, pp.320
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