Comunque vadano a finire le attuali gravi controversie franco-italiane, la Libia, i migranti, i cantieri e il cuoco bolognese licenziato in Borgogna perché si rifiutava di stracuocere le tagliatelle, una guerra è improbabile. Come molti stranieri, e forse anche più di altri, i francesi non hanno grande considerazione per l’Italia, ma adorano gli italiani.
Perché il Paese sarà pure inaffidabile, inefficiente, inattendibile e ogni altro aggettivo che cominci per «in», ma è pur sempre quello che esporta gli oggetti più belli, le macchine più veloci, il cibo più buono, i vestiti più eleganti e Monica Bellucci.
Eh, oui. La conferma arriva da un sondaggio realizzato da Babbel, un’applicazione per lo studio delle lingue (attività, en passant, cui i francesi dovrebbero dedicarsi di più, dato che le parlano malissimo). E qui, bingo: per il 40% dei francesi, l’accento italiano è «il più sexy». Stracciati l’inglese, 23%, e lo spagnolo, 18. Ma l’apprezzamento della lingua, evidentemente, è solo la conseguenza di quello per il Bel Paese. Esiste e resiste, ancora e sempre, il mito dell’Italia come patria dell’arte di vivere, del Bello, del piacere, del fascino e insomma della dolce vita, giusto per citare le uniche due parole italiane che i cugini conoscono. L’idea che i francesi si fanno di noi è quella di un popolo di latin lover sempre griffati dalla testa ai piedi che oziano in un palazzo rinascimentale un po’ franante e non fanno nulla se non mangiare pizza tre volte al giorno, girare in Vespa e nel tempo che rimane sedurre delle bellone molto mediterranee.
Certo, è un condensato di luoghi comuni, preferibilmente in bianco e nero come nelle vecchie commedie all’italiana che piacevano tanto anche dall’altra parte delle Alpi. Ma nulla è più duro a morire degli stereotipi: e il fatto che l’accento italiano sia tuttora considerato «chantant et séduisant» ne è la conseguenza. Il più italofilo degli scrittori francesi, insomma Stendhal, aveva già capito tutto, anche se la buttava sull’intellettuale: «cette belle langue italienne, crée pour les arts».
Per la verità, il sondaggio dà soddisfazione anche al coriaceo sciovinismo locale. Su scala mondiale (15 mila interpellati), infatti, risulta il francese la lingua «più sexy», al 33%. Però l’italiano è onorevolmente secondo (19%), terzo il solito spagnolo (e qui, a proposito di spagnolo, viene in mente «Un pesce di nome Wanda», dove Jamie Lee Curtis perdeva regolarmente i freni inibitori ogni volta che Kevin Kline iniziava a parlarle in un castigliano maccheronico, dicendo parole a caso. Ma questo solo nella versione doppiata. Nell’originale inglese, lo stesso effetto afrodisiaco era prodotto dall’italiano.
Comunque sia, fra francesi e italiani il primato della seduzione ce lo giochiamo. Forse non è un caso che Giacomo Casanova abbia scritto in francese il più bel libro di memorie di un italiano, o che l’unico poema apertamente erotico della letteratura italiana (e anche il più lungo: 40.984 versi!), «L’Adone» del cavalier Marino, sia stato pubblicato in Francia. Fate l’amore, non fate la guerra. E magari, cari cugini, prendetevi pure qualche migrante. Sono in Italia da tanto tempo che ormai l’italiano così sexy lo parlano perfettamente.
Alberto Mattioli