A New York, invece, il destino della statua alta 23 metri che domina Columbus Circle è in mano a una commissione istituita dal sindaco — di origine italiana — Bill de Blasio. A trascinare il monumento nella bufera è stata una dichiarazione della presidentessa del consiglio comunale Melissa Mark-Viverito, che l’ha inserita nella lista dei simboli da valutare. «Li incoraggerò a decidere anche su quella», ha risposto Mark-Viverito ai giornalisti, parlando della statua donata alla città dagli italo-americani nel 1892. «Nei Caraibi — in particolare a Portorico, da dove vengo — si sta discutendo del fatto che non dovrebbero esistere monumenti a Cristoforo Colombo, considerando cosa significa per la popolazione nativa: l’oppressione e tutto quello che ha portato con sé».
Già nel 2013, nonostante le critiche, il sindaco de Blasio decise di partecipare alla parata del Columbus Day — «Ormai più una festa della comunità italoamericana che una celebrazione del personaggio», nota il New York Post— prendendo tuttavia le distanze dal navigatore. «È una figura controversa», disse all’epoca. «Ci sono diversi aspetti preoccupanti nella sua storia». Proprio per trovare una risposta a questo dibattito, de Blasio formerà nei prossimi giorni una task force, i cui membri dovranno stabilire in tre mesi gli «standard universali» per la commemorazione di individui da parte della città e determinare quali monumenti dovranno essere rimossi. «Prenderò decisioni sulle basi delle loro raccomandazioni», ha affermato il sindaco. «Valuteremo ogni monumento che possa in ogni modo suggerire odio, divisione, razzismo, antisemitismo o qualsiasi altro messaggio che sia contrario ai valori della città di New York».
Per salvare la statua di Columbus Circle, però, si è prontamente mossa la comunità italoamericana, che si è radunata nell’angolo sudoccidentale di Central Park per combattere — «come mai fatto finora» — e scongiurare la rimozione. «La comunità si mobiliterà e farà tutto il possibile per evitarla. Sarebbe uno schiaffo in faccia alla comunità italoamericana e non lo tollereremo», ha affermato John Fratta, a capo della commissione statale per la giustizia sociale, mentre il repubblicano Andrew Raia si dice pronto ad approvare una legge ad Albany – capitale dello Stato di New York e sede del parlamento locale – per bloccare ogni tentativo della città.
Le dichiarazioni della speaker Mark-Vivarito sono state contestate anche dal consigliere comunale Ron Castorina, che rappresenta il distretto — molto italoamericano — di Long Island. «È difficile giudicare Cristoforo Colombo, un uomo vissuto nel 1400, e utilizzare i principi odierni per stabilire che tipo di uomo fosse», ha affermato Castorina, appoggiato dai membri dell’Order Sons of Italy in America, la più antica organizzazione italoamericana, che rappresenta oltre 26 milioni di persone. «Quella statua ricorda gli italo-americani che hanno contribuito a costruire questa città», ha proseguito, sostenendo che molte delle vittime attribuite a Colombo fossero dovute alle malattie importate dall’Europa e alle quali le popolazioni indigene non erano immuni. «Gli immigrati italiani hanno costruito questa città, e quella statua è il loro regalo a New York».
Andrea Marinelli