
L’Università di Bergamo è al lavoro per riportare alla luce sei villaggi scomparsi nel Medio Evo, travolti dalle piene del Po in una zona compresa fra Suardi, Gambarana, Pieve del Cairo e, sulla sponda alessandrina, Alluvioni Cambiò. Si tratta di insediamenti sorti attorno all’anno Mille: Sparvara, Borgofranco lomellino, Santa Maria di Suardi, Bric di San Martino, Cambiò vecchia e Villanova di Cambiò. Il gruppo di archeologi all’opera sui ghiaioni del Po è guidato da Riccardo Rao, professore di Storia medievale e di Fonti e metodi della storia medievale. «Il nostro progetto di studio – spiega il docente – è ambizioso: identificare e far emergere i resti dei villaggi che sorgevano nelle isole del Po alla confluenza del Sesia e del Tanaro. Abbiamo ricevuto l’appoggio delle Soprintendenze di Lombardia e di Piemonte, del Parco fluviale del Po e dell’Orba e dei Comuni rivieraschi: la nostra è una sfida complessa, oltretutto in un contesto ostile per via dei numerosi e alti depositi di sabbia e ghiaia che coprono le rovine».

L’area a cavallo fra Lomellina e Alessandrino è ricca di storia e particolare dal punto di vista morfologico: nel Medio Evo i corsi d’acqua si frazionavano in molti rami instabili dando così luogo a isole alluvionali, caratteristiche dei fiumi vaganti. Già prima di Cristo questa zona rivierasca era utilizzata per via di un guado e poi di un porto natante, che consentivano di passare il Po in relativa tranquillità: per secoli la zona ha costituto un confine fra Stati spesso in guerra fra loro. Ieri il gruppo di ricercatori era di fronte al tratto di fiume in cui sorgeva Sparvara, insediamento citato in alcuni documenti del X secolo (diplomi degli imperatori Ottone II e Ottone III). «Sappiamo – prosegue Rao – che l’abitato fu costruito intorno all’anno Mille e poi fu sommerso da un’alluvione intorno al Quattrocento, molto prima di quanto si è ritenuto fino a poco tempo fa, cioè nel Settecento». Per il momento gli archeologi di Bergamo stanno lavorando con una piccola ruspa sui terreni di proprietà della famiglia Maccarini di Pieve del Cairo. «Abbiamo a disposizione – dice ancora il docente – una seria di fotografie aeree che ci aiutano nelle indagini di superficie: nei prossimi mesi, soprattutto quando la vegetazione spontanea sarà inesistente, effettueremo altre ricerche lungo il fiume».

Per esempio, nelle campagne di Suardi, vicino all’argine del Po, si trova il Bric di San Martino, con rovine di strutture fortificate risalenti, con tutta probabilità, al periodo alto medioevale. «Il professor Rao – spiega Lorena Fontana, sindaco di Suardi – ci ha contattato per capire come studiare la zona rivierasca, che in estate è densamente ricoperta di vegetazione. Ci siamo attivati con la proprietà e prossimamente i ricercatori arriveranno anche da noi». Previsto anche lo studio di Borgofranco, costruito dal Comune di Pavia nel XII secolo e ingoiato da una piena del Po nel 1808: gli abitanti sopravvissuti si spostarono poco più a nord e fondarono l’attuale Suardi.
Il nome Ixolaria lomellina, contenuto nell’edizione dell’Enciclopedia Treccani del 1934, indica una vasta zona del fiume Po alla confluenza dei fiumi Tanaro e Sesia. Quest’ultimo, infatti, fino alla metà del Duecento si gettava nel Po fra Pieve del Cairo e Mezzana Bigli.
https://video.gelocal.it/laprovinciapavese/locale/pieve-del-cairo-archeologi-sul-po-a-caccia-di-villaggi-medievali/99454/99946?ref=hfpppvev1-1 (video Alex Morandi)
L’ha ribloggato su Il Po vercellese-alessandrinoe ha commentato:
I villaggi lomellini emergono dal Po
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