Le Pianzoline, un apostolato in risaia

Riportare alla Chiesa cattolica le mondine impegnate in risaia e provvedere all’educazione religiosa dei fanciulli e delle giovani. Questo l’obiettivo della Congregazione delle Suore missionarie dell’Immacolata Regina Pacis, la cui prima pietra fu posta il 26 gennaio 1919 dal sacerdote di Sartirana padre Francesco Pianzola. E proprio con il nome di “pianzoline” saranno conosciute quelle religiose che domani inizieranno un “anno di grazia”, a un secolo dalla “prima vestizione”.

pianzoline 1919
Le prime suore Pianzoline (1919)

«Un anno in cui vogliamo condividere la gioia di fare memoria degli albori della nostra storia di famiglia religiosa», riassume suor Simona Corrado, la 48enne “madre” a capo dell’istituto di diritto pontificio che ha sede a Casamadre, in via Baluardo di Santa Chiara. Sabato 26 gennaio è previsto solo un momento di preghiera a Casamadre, ma in primavera le Pianzoline organizzeranno diversi incontri pubblici, ancora in embrione. La nuova congregazione femminile doveva «salvare le giovani con le giovani», come si legge nel Regolamento di vita interiore, la “costituzione” dell’ordine benedetto dal vescovo di Vigevano monsignor Pietro Berruti e poi da papa Benedetto XV. Cent’anni fa le prime ragazze che avevano risposto all’appello di padre Pianzola, dal 2008 beato della Chiesa cattolica, si riunirono a Vigevano nel santuario di Maria Immacolata, di cui era rettore lo stesso Pianzola, promettendo di dedicarsi a una missione “di frontiera” nelle campagne della Lomellina, dove più calda era la lotta dei braccianti e dei salariati agricoli iscritti in larga parte alla Federazione proletaria lomellina, il potente sindacato di categoria, e al Partito socialista. Quattro mesi dopo, in piena stagione della monda del riso, a Mortara undici sorelle inaugurano la Casamadre nel rione chiamato la “Calabria mortarese”. L’8 maggio 1919 Anna Francesca Bandi, Rosina Cereghino, Luigina Salvadeo, Annunciata Caccia, suor Anna, suor Eugenia e le due sorelle Baldi si vanno ad aggiungere a suor Luigina, suor Rosina e suor Annunciata, entrate due giorni prima per predisporre il monastero di via Baluardo di Santa Chiara. Il primo giorno, dopo aver lavorato ore e ore, e aver cacciato topi grossi come gatti, le suore devono far ritorno a Vigevano, ma il mattino seguente padre Pianzola si assicura che sarebbero tornate a Mortara per restarvi definitivamente mettendo a disposizione un martello, una tenaglia e una scopa, oltre alla statuetta della Madonna della medaglia miracolosa conservata ancora oggi in una nicchia all’ingresso di Casamadre.

 

pianzoline mondine
Le mondine salutano una Pianzolina (cascina del Vercellese)

Il mondo del lavoro, e della risaia in particolare, era l’ambito privilegiato dell’opera evangelizzatrice di Pianzola e delle sue suore. «L’apostolato per coadiuvare il sacerdote nel salvare le giovani lavoratrici, sia locali sia immigrate» è il “fine speciale” contenuto nella regola del beato di Sartirana. Le Pianzoline furono inviate nei cascinali più lontani dai centri abitati per incontrare la gente più umile, con particolare attenzione alle giovani e alle donne, specialmente le mondine forestiere. Padre Pianzola, nella richiesta dell’erezione canonica della congregazione a monsignor Berruti, ricordava che «tanta gioventù femminile corre alla rovina per mancanza di personale dirigente degli oratori festivi in tanti paesi della Lomellina e che la gioventù femminile immigrata per la mondatura del riso, pel taglio autunnale e per altri lavori di campagna è completamente abbandonata a se stessa con grave pericolo della fede e della morale».

Da allora le Pianzoline sono una parte significativa della storia della Lomellina.

Pubblicato da Umberto De Agostino

Giornalista (quotidiano La Provincia pavese, settimanale Informatore lomellino e dodici periodici comunali) e direttore dell'Ecomuseo del paesaggio lomellino. Già autore per Fratelli Frilli Editori (Il brigante e la mondina, La contessa nera, Manzoni e la spia austriaca).

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