Beppe, l’airone rosso che vola fra la Lomellina e il Senegal

L’airone rosso Beppe è tornato a casa dopo un volo di più di 8mila chilometri, dalla Lomellina al Senegal e ritorno. Una storia avvincente a cavallo del Mediterraneo e del Sahara, ricostruita quasi giorno per giorno grazie al sistema Gps-Gsm con batterie solari inserito nel minuscolo zainetto agganciato alla zampa dell’ardeide.

Nell’estate scorsa un gruppo di ricercatori del Centro nazionale delle ricerche (Cnr) e dell’Università di Pavia aveva lanciato il progetto Purpurea, dal nome scientifico latino dell’airone rosso, Ardea purpurea, partendo da 14 uccelli che nidificano in Lomellina, nel Mantovano e in Friuli, oltre che in Spagna. Fra i ricercatori coinvolti ci sono i pavesi Giuseppe Bogliani e Mauro Fasola, e Michelangelo Morganti, ricercatore del Cnr-Irsa. A settembre, all’inizio della migrazione verso l’Africa, l’attenzione si era concentrata su due ardeidi, battezzati Beppe e Mauro in onore degli stessi docenti pavesi. «Abbiamo equipaggiato gli aironi – spiega l’etologo Bogliani, docente in pensione del dipartimento di Scienza della terra e dell’ambiente – di uno zainetto con un piccolo trasmettitore: attraverso l’applicazione per Android “Animal tracker” è stato possibile monitorare i movimenti quasi in tempo reale. Lo scarto è dovuto al fatto che il sistema di rilevamento della posizione si attiva e prende il punto Gps, ma scarica il dato solo quando aggancia la rete Gsm. Se il segnale Gsm è assente, come in mare aperto o nel deserto, il sistema accumula i punti Gps trasmettendoli tutti insieme non appena torna in una zona coperta dalla rete». Nel corso del viaggio i ricercatori hanno perso le tracce di Mauro e degli altri compagni e così Beppe è diventato l’unico protagonista di questa avventura fra i cieli di Europa e Africa. «Tutti i nostri aironi – spiega Bogliani – hanno trascorso l’inverno in Africa, ma per mesi alcuni non hanno dato segni di vita: forse erano in zone remote e il segnale non veniva registrato. Oltre a Beppe, abbiamo seguìto per un po’ il segnale di Prometeo, fermo in Guinea».

Il volo di Beppe dalla Lomellina al Senegal e ritorno

Beppe aveva nidificato nell’oasi del Fontanetto, a Robbio: finita la riproduzione, si era spostato nel lago-garzaia di Sartirana, da dove era partito il 2 settembre. Il giorno successivo era già in Algeria. «Dopo una breve sosta – spiega Bogliani – Beppe aveva proseguito il viaggio attraversando il deserto del Sahara e il 9 settembre era arrivato nel parco nazionale di Djoudj, sul fiume Senegal. Per quasi tutto l’inverno era rimasto lì per poi spostarsi in Mauritania, nel parco nazionale di Diawling». Il 24 aprile scorso Beppe era giunto sulle coste mediterranee del Marocco: si era spinto in mare provando a iniziare la traversata, ma poi ci aveva ripensato tornando sulla terraferma. «Sul mare – prosegue Giuseppe Bogliani – aveva incontrato forti venti da nord-est di oltre 50 chilometri l’ora: fin lì gli altrettanto forti venti di coda sulla terra lo avevano aiutato a superare rapidamente il Sahara. In quei giorni, però, Beppe sembrava nervoso: nell’entroterra del Marocco si muoveva in continuazione intorno a un ruscello che scende dai monti dell’Atlante, sicuramente in attesa di venti favorevoli». Venerdì 30 aprile Bogliani ha temuto il peggio. «Forse Beppe stava per rinunciare a tornare in Lomellina – conclude l’etologo – Ormai non era più ostacolato da venti contrari ed era anche un po’ tardi per cominciare a nidificare: per diversi giorni si è mosso in poche centinaia di metri lungo lo stesso ruscello». Poi, all’improvviso, nella tarda serata del 18 maggio Beppe era ripartito e in poche ore era arrivato in Spagna. Nei giorni successivi si era spostato parallelo alla costa sostando in alcune aree umide. La mattina di sabato scorso aveva superato il delta dell’Ebro e martedì aveva raggiunto Marsiglia, in direzione dell’Italia: nella notte Beppe aveva passato il confine poco a nord di Sanremo. Alle 16 di mercoledì 26 maggio, con un balzo incredibile, era arrivato nella zona fra Robbio e il Novarese, molto vicino al luogo in cui aveva nidificato l’anno scorso.

Pubblicato da Umberto De Agostino

Giornalista (quotidiano La Provincia pavese, settimanale Informatore lomellino e dodici periodici comunali) e direttore dell'Ecomuseo del paesaggio lomellino. Già autore per Fratelli Frilli Editori (Il brigante e la mondina, La contessa nera, Manzoni e la spia austriaca).

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