Più di mezzo secolo a cantare, scrivere e suonare musica: la vita professionale di Rosalino Cellamare, in arte Ron, fra spartito, chitarra e pianoforte raccontata nel pomeriggio di una domenica invernale dal teatro della sua città. A Garlasco, al Martinetti di via Ss. Trinità, domenica 5 febbraio è andato in scena il Tributo a Ron da parte degli allievi e dei docenti della scuola di musica “Una città per cantare”: l’emozionante abbraccio di Garlasco a uno dei cantautori italiani più amati. A luci spente, Ron racconta il concerto.
«Mi sono commosso per due motivi – spiegava Ron il giorno dopo – Perché ho cantato e suonato con gli allievi della nostra scuola, molto bravi e preparati, e perché ho avuto modo di proporre varie mie canzoni, fra cui l’ultimo singolo “Sono un figlio”, e ripercorrere diversi aneddoti della mia carriera. E un ringraziamento particolare va a Fbt Elettronica di Recanati, che ha voluto regalare gli impianti per questo evento». Le note si sono così intercalate ai ricordi, a cominciare da quello che rimandava agli albori della sua carriera fra il 1969 e il 1970.
«Avevo 15 anni – ha raccontato Ron dal palco – Partecipai a un concorso per voci nuove a Castelnuovo Scrivia e fui notato da uno scopritore di talenti della Rca. Così salii su un treno per Roma con papà Savino, che mi accompagnò in quanto io ero minorenne. Arrivammo alla casa discografica ed entrammo in un ufficio, dove venti minuti dopo vediamo entrare un giovane che indossava un vestito attillatissimo e leopardato, con baffi, naso nero e coda. Si rivolse a mio padre con “Ciao, nì”. Era Renato Zero». Savino Cellamare non la prese bene e, di fronte a questo personaggio stravagante che proprio in quegli anni si stava facendo conoscere a livello nazionale, si alzò e uscì dall’ufficio. «Io lo inseguii – ha proseguito Ron – riuscendo a farlo calmare: pochi minuti dopo, vediamo arrivare un uomo su una sedia a rotelle. Aveva una gamba ingessata per via di un incidente avuto sul raccordo anulare di Roma: era Lucio Dalla».
Il cantautore bolognese dimostrò subito di credere nel cantante lomellino ancora adolescente. «Lucio mi disse che aveva scritto una bella canzone, adeguata alla mia tonalità – ha svelato Ron – Mi invitò a entrare subito in studio per provare a cantarla. “Se funziona, potrai cantarla al prossimo Festival di Sanremo a fianco di Sandie Shaw”, mi disse.
La canzone, “Occhi di ragazza”, funzionò, ma la giuria sanremese la ritenne “non idonea” scatenando le ire di Lucio. Poi, come sappiamo tutti, la incise Gianni Morandi e fu un grande successo. Ancora oggi Gianni, quando m’incontra, non riesce a capacitarsi di come andò quella vicenda». Rosalino, però, a Sanremo nel 1970 ci andò comunque e cantò “Pa’ diglielo a ma” in coppia con Nada.