Il Canale Cavour compie 150 anni

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Sergio Mattarella a Vercelli per il 150° anniversario del Canale Cavour

«Il Canale Cavour è un’opera ciclopica, che da un secolo e mezzo garantisce lo sviluppo di un settore importante come quello risicolo. Ma oggi più che mai è necessario un oculato investimento in forme di agricoltura sostenibile». Così sabato 24 settembre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha celebrato il 150esimo anniversario della costruzione del canale che bagna le risaie del Vercellese, del Novarese e, grazie a una fitta rete di canali secondari, l’intera Lomellina. La visita ufficiale del capo dello Stato è stata organizzata dalla Coutenza Canale Cavour, formata dalle associazioni d’irrigazione Est Sesia, competente per la Lomellina e per il Novarese, e Ovest Sesia. Ad accogliere Mattarella al Teatro Civico c’erano, fra gli altri, il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il sindaco di Vercelli, Maura Forte, e numerosi sindaci del triangolo risicolo Pavia-Vercelli-Novara. L’Est Sesia aveva invitato i sindaci delle quattro città lomelline che ospitano un suo ufficio zonale: a Vercelli sono arrivati Andrea Sala, sindaco di Vigevano, Fabio Farina, vice sindaco di Mortara, e Marco Ferrara, assessore di Robbio. Assente il Comune di Mede. Da Pavia era presente il sindaco Massimo Depaoli. Intorno alle 10.30 Mattarella ha deposto una corona di fiori al monumento a Camillo Benso conte di Cavour e poi è arrivato al Teatro Civico fra gli applausi. Commovente l’Inno di Mameli intonato da un gruppo di alunni delle scuole locali. Il capo dello Stato ha dato ampio risalto all’importanza dell’acqua. «Al centro di un’opera ciclopica come il Canale Cavour c’è un bene sempre più prezioso come l’acqua, un bene pubblico ma anche un diritto non garantito a tante popolazioni – ha detto Mattarella – I mutamenti climatici ci interpellano spingendoci verso modalità, culture e tipi di coltivazione a sempre minore impatto e consumo. Il futuro si presenta molto impegnativo per quanto riguarda la disponibilità e il consumo di acqua. Il Piano nazionale irriguo, opportunamente, parte dal nodo degli sprechi e da un’ottimizzazione del sistema di irrigazione nazionale: non dobbiamo arrivare a estrarre più acqua rispetto alla naturale capacità di rinnovamento». Poi alcuni dati significativi. «In Italia l’agricoltura irrigua genera da sola il 50% della produzione e il 60% del valore totale dei prodotti agricoli utilizzando il 21% della superficie agraria – ha aggiunto – Noi, in ambito europeo, deteniamo il primato delle superfici irrigabili con circa quattro milioni di ettari, di poco davanti alla Spagna: è un risultato che testimonia lungimiranza e laboriosità». Non poteva mancare, nel discorso del capo dello Stato, un riferimento alla figura di Cavour, «straordinario stratega dell’unificazione del nostro Paese, che ha avviato un vasto processo di modernizzazione e di riforme sociali, con il contemporaneo inserimento, prima del Piemonte e poi dell’Italia, nel contesto europeo». Prima di Mattarella era intervenuto il ministro Martina. «Oggi il nostro riso – ha detto – deve saper competere in un mondo globalizzato». Al termine, Mattarella ha salutato i bambini del coro scolastico. Due di loro gli hanno donato un pacchetto di caramelle Senatùr, pastiglie gommose preferite dal conte di Cavour. «Grazie, le apprezzerò senz’altro anche se io non sono Cavour», ha risposto Mattarella fra gli applausi del pubblico.

L’orgoglio del triangolo risicolo italiano

«Il Canale Cavour è veramente un’infrastruttura che appartiene alle terre del riso di Vercelli, Pavia e Novara: anche grazie a questa opera, noi oggi possiamo affermare di avere l’irrigazione nelle vene». Ottavio Mezza, presidente dell’associazione di irrigazione Ovest Sesia, fondata nel 1853 a Vercelli da Camillo Benso conte di Cavour, ha riassunto così l’orgoglio di una terra che da 150 anni ospita una fra le opere idrauliche più imponenti d’Italia. Mezza, di professione imprenditore risicolo, nel Teatro Civico di Vercelli ha riassunto l’importanza del canale che attraversa il Vercellese e il Novarese dando origine a una rete di diramatori, canali e rogge che da un secolo e mezzo rappresenta la fortuna della Lomellina e delle sue aziende agricole. «Il Canale Cavour – ha aggiunto Mezza – appartiene davvero agli agricoltori che operano nei distretti irrigui dell’Ovest Sesia e dell’Est Sesia grazie ai 40 milioni di euro versati ogni anno per la sua manutenzione». Sul palco del teatro vercellese è poi salito Roberto Isola, direttore generale sia dell’Est Sesia sia della Coutenza Canale Cavour. «Il canale è ormai un bene strategico per l’intera nazione – ha detto – Il suo ammodernamento deve rappresentare un obiettivo primario per il governo e per l’intero comparto agricolo. Oggi, grazie all’attenta attività di gestione svolta quotidianamente dai consorzi, il Canale Cavour è perfettamente in grado di svolgere l’originaria funzione di adduzione e di trasporto dell’acqua, fondamentale per la maggior parte della risicoltura italiana». Da parte sua, Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, ha esaltato le modalità di costruzione dell’infrastruttura. «Un secolo e mezzo fa – ha detto – furono utilizzati badili, picconi e soprattutto migliaia di braccia: così fu portato a termine un progetto ottenuto impiegando solo mattoni e pietre, che per l’epoca era considerato ambiziosissimo e che oggi ci appare così maestoso». Accanto alla primaria funzione idraulica, al Canale Cavour si devono riconoscere altre importanti valenze: quella storica, architettonica (esempio di neoclassicismo ottocentesco con influenze dell’architettura dei canali francesi e dell’architettura militare sabauda), paesaggistica e ambientale.

Una storia tutta italiana che dura dal 1866

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Intorno al 1840 l’agricoltore vercellese Francesco Rossi ideò la realizzazione di un canale che sarebbe dovuto partire dal Po all’altezza di Crescentino, nel Vercellese, e raggiungere il Ticino. La sua storia è stata raccontata ieri mattina da Piero Angela, conduttore televisivo originario del Vercellese. «Rossi riuscì a spiegare – ha detto Angela – che dal Po al Ticino c’era la pendenza necessaria, ma il progetto fu abbandonato probabilmente perché il tracciato avrebbe attraversato i terreni di proprietà di Camillo Benso conte di Cavour. L’idea, però, era valida e fu mantenuta. Nel 1852 lo stesso Cavour, nominato presidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna, affidò l’opera all’ingegner Carlo Noè».

Il suo progetto prevedeva la nascita del canale molto più a monte, a Chivasso, per consentire l’irrigazione di una porzione molto più vasta di pianura, comprendente anche il medio Vercellese, il Novarese e la Lomellina. Ciò avrebbe complicato l’esecuzione dell’opera per via dell’attraversamento di due grandi fiumi, la Dora Baltea e il Sesia, ma il progetto Noè fu comunque approvato nel 1862 dal neonato Parlamento Italiano. Per attraversare strade e corsi d’acqua furono costruiti 101 ponti, 210 sifoni e 62 ponti-canale. «Furono impiegati ben 14mila operai – ha aggiunto Piero Angela – Per parecchi decenni, il canale, lungo oltre 80 chilometri e con una portata di 110 metri cubi al secondo, rimarrà il fiore all’occhiello dell’ingegneria idraulica italiana ed europea». I lavori durarono dal 1 giugno 1863 al 12 aprile 1866, quando a Chivasso il principe Eugenio di Savoia Carignano tagliò il nastro dell’opera costata circa 45 milioni di lire. Nel 1977 la gestione passò ai consorzi di irrigazione Est Sesia e Ovest Sesia, che costituirono la Coutenza Canale Cavour.

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Pubblicato da Umberto De Agostino

Giornalista (quotidiano La Provincia pavese, settimanale Informatore lomellino e dodici periodici comunali) e direttore dell'Ecomuseo del paesaggio lomellino. Già autore per Fratelli Frilli Editori (Il brigante e la mondina, La contessa nera, Manzoni e la spia austriaca).

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