Un mese fa il libro 1897 Juventus FC. Le storie era stato spedito a Paolo Rossi. «Ci ha risposto che lo voleva autografato dagli autori e così abbiamo fatto», rivelano oggi Massimo Bocchiola, Andrea De Benedetti, Corrado Del Bò e Davide Ferrari, che venerdì 11 dicembre hanno presentato il volume sui bianconeri sulla pagina Facebook della casa editrice Hoepli.
La Vecchia Signora è stata passata sotto la lente d’ingrandimento da quattro autori che, nelle alette di copertina, si definiscono così: Massimo Bocchiola (di Pavia, ndr), stacanovista della traduzione, gobbo dalla nascita, proviene da una famiglia juventina da cent’anni esatti; Corrado Del Bò (di Bressana Bottarone, ndr), professore di Filosofia del diritto in Statale, a Milano, è autore di un libro sulla filosofia del calcio con un collega del Toro; Davide Ferrari (di Verrua, ndr), attore, regista, autore, ritorna sempre al bar del paese per la partita, dove tifa e inveisce rigorosamente in dialetto; Andrea De Benedetti (di Torino, ndr) ricorda giorno, mese, anno, risultato, marcatori e dove si trovava per ogni partita della Juve dal 1978 a metà anni Novanta.
Il libro illustrato da Osvaldo Casanova contiene la storia della squadra più amata e più odiata d’Italia. Personaggi e interpreti: il suo undici imbattibile degli anni Trenta; i campioni stranieri che le hanno dato lustro, da Mumo Orsi a Charles e Sivori, da Platini a Zidane fino a Cristiano Ronaldo; i campioni italiani, da Boniperti a Del Piero, che l’hanno fatta amare dalle Alpi alla Sicilia; i presidenti carismatici, gli allenatori e i giocatori mai sazi di vittorie. Fra questi ultimi c’è Cristiano Ronaldo, il fuoriclasse portoghese autore di una doppietta nella recente sfida contro il Barcellona. «Ronaldo – dice Del Bò – è un vero giocatore da Juventus, cerca sempre di vincere fino alla fine: tutti noi martedì sera abbiamo visto il suo recupero in difesa su Messi, all’81esimo, sul risultato di 3 a 0 per la Juventus. Detto questo, detto tutto». Per Ferrari «Cr7 è un super professionista che non dimostra la sua età biologica: nel libro lo paragono a Freddie Mercury, con cui condivide la stessa teatralità e la stessa voglia di affermazione. Lo dimostrano anche i suoi urli belluini: “Yo estoy aquì” e Siuuu. Era così determinato e per certi versi supponente già a dieci anni, quando puliva gli spogliatoi degli stadi portoghesi. Veniva soprannominato Ferrari dai suoi compagni, ma un giorno si girò e rispose: “Io un giorno ne avrò una”. Aveva torto su un dettaglio: il numero di fuoriserie che avrebbe comprato grazie al calcio».
Nei suoi 123 anni di vita la squadra di Torino è diventata la più amata e la più odiata dai tifosi italiani. «La Juventus – spiegano Bocchiola e Ferrari – è odiata come tutti quelli che vincono e perché è dappertutto: è per esempio a Pavia, che dista solo trenta chilometri da Milano, cioè da Inter e Milan, e perciò suscita invidia e astio. Al contrario, è tanto amata per via del fascino, della tradizione irripetibile e di una famiglia che ne detiene la proprietà ininterrottamente da decenni». Questo grazie soprattutto a figure che sono diventate leggendarie, primo fra tutti l’avvocato Gianni Agnelli. «Credo sia la figura centrale che ha rafforzato l’immagine della squadra in Italia e nel mondo – spiegano gli autori – Impareggiabili la sua ironia e la sua verve, nello stadio e fuori: l’Avvocato sprigionava fascino e classe, e sarà sempre ricordato per i vezzi, le battute folgoranti e i soprannomi ai giocatori. Va anche chiarito, però, che le capacità gestionali di suo fratello Umberto e di suo nipote Andrea, attuale presidente, non sono state e non sono da meno». Inevitabile parlare della Champions league, che la Juventus non vince dal 1996. Qui gli autori sono divisi. «Non sono ossessionato dalla Champions, anche se mi spiace averne perse diverse», dice Del Bò. Per Bocchiola si tratta di una «giustissima ossessione». Per Ferrari, invece, «è un’ossessione più per gli altri che per noi: vincere una Coppa dei campioni è sempre difficile e ci vuole anche una buona dose di fortuna. Quindi dico che preferirei vincere il decimo scudetto di fila invece della Champions».