Pellegrini a Sant’Albino di Mortara

L’abbazia carolingia di Sant’Albino, a Mortara, è visitata da pellegrini di tutto il mondo, perfino del Giappone, e di varie fedi oltre alla cattolica. Dall’inizio dell’anno il rettore padre Nunzio De Agostino e la custode Franca Beneventi hanno accolto circa 500 viaggiatori sull’antico percorso della Via Francigena da Canterbury a Roma.

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L’abbazia carolingia di Sant’Albino

«Ormai– spiega padre Nunzio De Agostino – diamo ospitalità a persone provenienti da gran parte d’Europa, in particolare dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Spagna e dal Nord Europa e quest’anno anche dal Giappone. Abbiamo notato che fra loro ci sono molti protestanti e ortodossi, oltre agli atei, che con me aprono il loro cuore confidando problemi e aspirazioni. Qualcuno mi ha rivelato di essersi messo in cammino perché nauseato della vita e così ha cercato di ritrovare se stesso sull’antico percorso di Sigerico, arcivescovo di Canterbury alla fine del X secolo». L’abbazia di Sant’Albino, di proprietà comunale dal 1996 dopo essere passata dalla famiglia Pavesi all’ospedale Asilo Vittoria, è tornata a dare accoglienza ai pellegrini della Via Francigena nell’anno giubilare del 2000. Negli ultimi anni il suo fascino, legato ad Amico e Amelio, paladini di Carlo Magno morti nella battaglia del 773, è gradualmente aumentato. «Il camminatore percorre quatto o cinque chilometri in un’ora – prosegue il rettore padre Nunzio – mentre il pellegrino ama prendere tempo per sé, fermarsi e sostare in luoghi non conosciuti, e non vuole adeguarsi alle scadenze durante il cammino, che diventa momento di incontro, conversazione e ascolto. L’aspetto culturale è altrettanto importante: il cammino riserva un viaggio nella storia, nel tempo e nella cultura europea. Chi cammina è un tipo ben informato, ama organizzarsi in modo autonomo e acquista prodotti editoriali dedicati al cammino». Il pellegrino arriva a piedi, zaino in spalla, e trova ad accoglierlo la custode, che gestisce la cucina e i 15 posti letto. «Alcuni telefonano, altri arrivano all’improvviso – prosegue il rettore – Dopo essersi lavati, si rifocillano con una cena abbondante, lavano e stendono i panni e si mettono a dormire: il mattino dopo, verso le 7, fanno colazione, visitano l’abbazia, firmano il registro delle presenze e poi ripartono. Da noi non si paga un prezzo per l’accoglienza: chi vuole lascia un’offerta per l’abbazia. Negli ultimi anni sono aumentate le donne e le coppie di pensionati, alcuni dei quali portano le chiavi di San Pietro, simbolo del pellegrino della Via Francigena». A Mortara le fasce più rappresentate sono tra i 40 e i 60 anni e, a seguire, le fasce 30-40 e 20-30 anni. Ognuno di loro conosce da vicino la millenaria storia dell’abbazia fondata nel IV secolo da Gaudenzio, vescovo di Novara, e ricostruita da Carlo Magno per dare degna sepoltura ai Franchi caduti nella battaglia del 773 contro i Longobardi di re Desiderio.

Umberto De Agostino

http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2017/10/27/news/anche-i-giapponesi-sulla-via-francigena-1.16047880?ref=search

Pubblicato da Umberto De Agostino

Giornalista (quotidiano La Provincia pavese, settimanale Informatore lomellino e dodici periodici comunali) e direttore dell'Ecomuseo del paesaggio lomellino. Già autore per Fratelli Frilli Editori (Il brigante e la mondina, La contessa nera, Manzoni e la spia austriaca).

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